Geostoria Fanon Wiki
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L'Operazione "Maghrebian Wind" è un'operazione militare condotta, nella primavera del 2015, da una coalizione internazionale di paesi occidentali (costituita principalmente da unità e reparti militari di Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Italia, Spagna, Belgio, Danimarca, Olanda e Canada, con un supporto minore da parte di Grecia, Germania, Romania, Giordania, Norvegia, Emirati Arabi Uniti e Turchia), guidata dalla NATO, e sotto l'egida delle Nazioni Unite, allo scopo di assicurare la protezione della popolazione civile Tunisina, a seguito del colpo di stato ordito e perpetrato, alla fine di Novembre del 2014, da una parte delle forze armate Tunisine, fedeli al deposto ex presidente Ben Alì, che aveva abbandonato il potere nel Gennaio del 2011, andando in esilio in Arabia Saudita, in seguito alle sommosse popolari scoppiate a partire dal 17 Dicembre del 2010 (ribattezzate "la rivoluzione dei gelsomini"). 

Operazione "Maghrebian Wind"
Data: 31 Marzo - 23 Maggio 2015
Luogo: Tunisia

Causa: Mancato rispetto della Risoluzione numero 2074 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

Esito: Vittoria decisiva della NATO

  • Assicurato il rispetto della zona d'interdizione al volo e del blocco navale imposti alla Tunisia
  • Deposizione del regime instaurato dall'ex presidente Ben Alì, e cattura di quest'ultimo da parte delle forze speciali della NATO
  • Reinsediamento del legittimo governo Tunisino
  • Creazione delle premesse per l'avvio della missione di pace multinazionale in Tunisia, denominata "Maghrebian Stabilization", la quale successivamente evolverà in una più ampia missione di pace internazionale, comprendente anche la Libia, che verrà denominata "North African Sustain".

Le tensioni politiche in Tunisia, e il colpo di stato del 29 Novembre 2014

A partire dal 22 Settembre, e fino al 14 di Ottobre del 2014, la Tunisia comincia ad essere scossa da forti turbamenti, relativi a moti di protesta interni, che sfociano in numerose, e spesso turbolente manifestazioni di piazza, che sfociano spesso in scontri aperti con le forze dell'ordine, e che provocano diverse decine di feriti da entrambe le parti. Tali manifestazioni sono dovute ad una generale atmosfera di malcontento per le difficili condizioni economiche nelle quali versa il paese, e per la mancata attuazione di molte riforme, originariamente promesse dal presidente Marzouki, all'atto della sua elezione a nuovo presidente, dopo le prime elezioni libere nel paese, a seguito del volontario esilio dell'ex presidente Ben Alì. Le manifestazioni di protesta sono promosse e fomentate soprattutto dai partiti vicini alla minoranza Berbera del paese (pesantemente discriminata dal regime del vecchio presidente), la quale preme affinché le venga riconosciuto un maggiore grado di autonomia a livello regionale. Tali partiti chiedono inoltre una serie di radicali riforme economiche per contrastare la crisi finanziaria che attanaglia il paese! Conscio della gravità della situazione, e della crescente tensione che rischia di dilaniare il paese, trascinandolo in una pericolosa e sanguinosa guerra civile, il 15 Ottobre del 2014, il presidente Moncef Marzouki tiene un discorso televisivo alla nazione, nel quale auspica un "percorso di pacificazione nazionale", dichiarando di essere disposto ad incontrare i rappresentanti della minoranza Berbera e dei partiti d'opposizione per riuscire a trovare una soluzione negoziale! Il summit ha effettivamente luogo giorno 20 Ottobre 2014 nella città di Gabés. Il giorno successivo, 21 Ottobre 2014, il presidente dichiara in una conferenza stampa, di essere riuscito a trovare una soddisfacente intesa con i membri della minoranza berbera e dell'opposizione. Alle provincie (o "governatorati") di Gabés e Medenine (nelle quali vi è concentrata la massima parte della minoranza Berbera del paese, verrà concessa una maggiore autonomia, di natura tributaria, rispetto alle altre provincie, e verranno istituite e promosse scuole di lingua e cultura Berbera, per meglio conservare la salvaguardia della principale enclave etnica non araba del paese, pesantemente repressa, invece, nel corso degli anni, dal regime dell'ex presidente Ben Alì. La tendenza politico-culturale del precedente regime, era stata infatti quella di favorire, o per meglio dire, di imporre una "arabizzazione" della popolazione, ricorrendo anche a misure repressive e di coercizione. Una vecchia normativa del 1995, denominata "legge per la tutela dell'infanzia", ancora in vigore, prevedeva infatti, l'educazione dei bambini secondo valori arabo-islamici, proibendo altresì l'apposizione, in questi ultimi, di nomi di origine Berbera, e sancendo l'assoluta proibizione dell'insegnamento e dell'uso della lingua e della cultura Berbera nel sistema scolastico e nelle manifestazioni culturali! Marzouki si impegna con la minoranza Araba a cancellare, o riformulare radicalmente la legge in questione! Sul piano delle riforme economiche, Marzouki concorda con il variegato gruppo delle opposizioni politiche, un piano di forte privatizzazione delle industrie a partecipazione statale, soprattutto quelle operanti nel settore petrolifero e del gas, al fine di ridurre il pesante debito pubblico che attanaglia il paese, congiuntamente ad un piano di netto contrasto dell'evasione fiscale! La strategia principale di Marzouki consiste nel concedere i diritti per l'estrazione del cosiddetto "Gas di Scisto" (o gas da argille) a compagnie straniere operanti nel settore dell'energia! Questo, secondo il presidente, dovrebbe garantire una discreta immissione di liquidità nelle casse dello stato, e la creazione di numerosi nuovi posti di lavoro! Il suddetto accordo sembra dare momentaneamente i suoi frutti! Il clima di tensione politica e sociale infatti, sembra riuscire a distendersi nettamente, e per molti giorni non si registrano più manifestazioni di protesta. Tuttavia la situazione di calma conseguita è solamente apparente! Se da un lato, infatti, Marzouki è riuscito a trovare un soddisfacente accordo con la maggioranza delle opposizioni, e delle minoranze partecipanti ai colloqui di Gabès, le concessioni da lui promesse, finiscono per irritare moltissimo i membri più estremisti e conservatori del disciolto "Raggruppamento Costituzionale Democratico", il partito di matrice socialista oramai caduto in disgrazia, dell'ex presidente Ben Alì (andato volontariamente in esilio durante i turbolenti giorni della "Rivoluzione dei Gelsomini"), che aveva cessato ufficialmente di esistere nel Marzo del 2011! Tali esponenti, danno vita ad un nuovo soggetto politico denominato "Tunisia Vera" e accusano il governo in carica di aver ceduto a forze il cui scopo finale è di smembrare la Tunisia. Accusano inoltre Marzouki di aver elaborato un piano economico che finirà per regalare le principali attività produttive e redditizie del paese a società di potenze straniere. Quello che inizialmente sembra configurarsi esclusivamente come un ulteriore tassello, nel già complicato puzzle della situazione politica tunisina, purtroppo, è destinato a trasformarsi in qualcosa di ben più pericoloso! Il nuovo soggetto politico infatti, riesce in breve tempo a raccogliere una pluralità, seppur minoritaria, di consensi, di eterogenea appartenenza politica, ma tutti accomunati dalla crescente insoddisfazione, sul piano sociale ed economico, per il nuovo corso politico intrapreso oltre 2 anni prima. Anche diversi ufficiali di alto rango delle forze armate dichiarano pubblicamente la loro adesione al progetto politico del nuovo movimento, cosa che scatena forti polemiche interne nell'opinione pubblica e negli ambienti politici! Il primo ministro in carica, Hamdi Jebali, definisce molto gravi le adesioni dei suddetti ufficiali, in quanto "sarebbe buona norma che i militari non entrassero nella dialettica di questioni meramente politiche, per non influenzare scelte e decisioni inerenti alla cosa pubblica, che dovrebbero essere gestite esclusivamente da organismi istituzionali preposti a farlo!". Tuttavia, nonostante l'apprensione in merito da parte del primo ministro, l'appoggio diretto o indiretto di parte delle autorità militari alla propaganda del nuovo movimento politico, viene inizialmente sottovalutato! Ciò si rivelerà un errore fatale! Il 12 Novembre del 2014, dopo quasi 3 anni dal suo esilio volontario a Jedda, in Arabia Saudita, l'ex presidente Ben Alì torna a far sentire la sua voce. In un'intervista alla popolare televisione araba "Al Jazeera", egli dichiara pubblicamente il proprio appoggio alla linea politica e al progetto programmatico generale del movimento "Tunisia Vera", ed esprime pesanti critiche all'operato del governo democraticamente eletto, accusandolo apertamente di incapacità nella gestione dello stato e delle sue emergenze! Erroneamente convinto del fatto che le dichiarazioni pubbliche di Ben Alì non possano avere un certo grado di seguito popolare, o un qualche fattore di influenza nella vita politica tunisina, il presidente Marzouki bolla le parole dell'ex leader come "inutili schermaglie prive di peso sostanziale, mirate esclusivamente a destabilizzare una situazione già critica e complessa, con conseguenze potenzialmente estremamente pericolose per il mantenimento dell'ordine pubblico in Tunisia!". I fatti daranno torto al legittimo presidente! Il 17 Novembre, infatti, il nuovo movimento populista e ultranazionalista, riesce a portare per oltre una settimana consecutiva, in piazza, ben 40.000 persone, che domandano a gran voce le dimissioni del presidente, e dell'intera compagine governativa in carica! Il presidente della repubblica e il primo ministro bollano tale manifestazione come "sovversiva" e "dagli scopi ambigui e potenzialmente violenti", e ordinano alla polizia di sgombrare la piazza, scelta che causa violenti scontri tra forze dell'ordine e manifestanti, provocando diverse centinaia di feriti da entrambe le parti, alcuni anche gravi! Il governo Tunisino si illude che lo sgombero delle piazze possa servire a ripristinare la calma sociale, e contemporaneamente lancia dei messaggi concilianti verso le forze di opposizione, al fine di raggiungere un clima di pacificazione nazionale che possa garantire un accordo politico in grado di predisporre e approvare i necessari provvedimenti legislativi atti a rilanciare l'economia del paese! Nel tentativo di recuperare l'unità dell'opinione pubblica tunisina, e, allo stesso tempo, di mostrare un significativo progresso nel piano di rilancio dell'economia nazionale, il 25 Novembre del 2014, il presidente Marzouki, annuncia di aver sottoscritto con varie importanti società energetiche europee (tra cui la Francese TOTAL, l'Olandese SHELL e l'Italiana ENI) per lo sfruttamento e l'estrazione del gas di Scisto presente nel sottosuolo tunisino. I rappresentanti di Tunisia Vera insorgono, gridando allo scandalo, e accusando il presidente Marzouki di "svendere le risorse naturali e il futuro stesso della Tunisia alle potenze straniere". Il presidente Marzouki, ritiene erroneamente che tali proclami possano mantenersi esclusivamente sotto il piano della "polemica politica", ma il 29 Novembre del 2014, la situazione precipita! Ambienti dello stato maggiore delle forze armate tunisine, infatti, simpatizzanti con le idee del neonato movimento politico "Tunisia Vera", mettono in atto un colpo di stato per rovesciare i legittimi vertici istituzionali del paese. Alle ore 18.56 un plotone di forze speciali fa irruzione nel palazzo presidenziale, preleva il presidente Marzouki, e lo traduce, contro la propria volontà, nella sua residenza estiva privata. Vi rimarrà confinato per diversi mesi. Le truppe golpiste occupano in brevissimo tempo le sedi istituzionali chiave del paese, quali il parlamento, e i principali ministeri, e assumono anche il controllo della televisione di stato. Una brigata corazzata dell'esercito, inoltre, viene mandata a presidiare l'aeroporto internazionale di Tunisi! Tutti i ministri del governo in carica vengono posti in arresto, o destituiti e allontanati dalle sedi ministeriali di loro competenza, ad eccezione del primo ministro Jomaa, in quel momento lontano dalla capitale. Ciò gli consentirà non soltanto di evitare la cattura da parte delle forze golpiste, ma anche di diventare, in seguito, uno dei protagonisti della guerra di liberazione contro di esse!

La proclamazione del colpo di stato, e il ritorno al potere di Ben Alì:

Alle ore 21.00 circa del 27 Novembre, poche ore dopo l'attuazione del colpo di stato, il generale Tajeb Lajimi, capo di stato maggiore dell'Aeronautica Militare Tunisina, uno dei primi alti ufficiali delle forze armate schieratosi con le posizioni politiche del movimento "Tunisia Vera", in un discorso televisivo a reti unificate, dichiara esautorati i vertici istituzionali legittimi, proclamando di fatto il colpo di stato. L'alto ufficiale dichiara inoltre che, parimenti al presidente della repubblica Marzouki, anche il  ministro della difesa Ghazi Jeribi è stato posto agli arresti domiciliari, e che la medesima sorte toccherà anche al premier Jomaa. Quest'ultimo, tuttavia, negli stessi momenti nei quali a Tunisi avviene uno sconvolgimento politico di tali dimensioni, non si trova nella capitale! Egli è infatti in visita ad una base navale della Marina Militare Tunisina, nella città di Sfax, e si trova ospite a cena in un prestigioso circolo navale militare, in compagnia dello stato maggiore delle forze navali tunisine. Ciò risulterà essenziale per evitare la cattura da parte delle forze golpiste. Il capo di stato maggiore della marina tunisina, il generale Mohamed Khamassi, appreso dalla televisione quanto sta accadendo nella capitale, visto anche la totale interruzione delle comunicazioni interne messa in atto dalle forze golpiste, informa il primo ministro della situazione, confermandogli la sua lealtà nei confronti del governo legittimo. Khamassi suggerisce a Jomaa di abbandonare immediatamente il paese, per evitare la cattura da parte delle forze golpiste, le quali, hanno effettivamente già mandato una pattuglia di uomini a Sfax, per prelevare il primo ministro tunisino. Jomaa accetta il suggerimento, ed insieme con l'ammiraglio Khamassi salpa dal porto di Sfax a bordo della corvetta lanciamissili La Galite, una delle unità principali della Marina Militare Tunisina, evitando, per pochi minuti, la cattura, da parte delle forze fedeli a Ben Alì. La nave militare, intraprende inizialmente la navigazione nel mar Mediterraneo senza una meta ben precisa. Nel frattempo, il colpo di stato continua la sua evoluzione. Alle 9.30 circa del mattino del 28 Novembre, un aero da trasporto militare C-130 H Hercules dell'Aeronautica Militare Tunisina, decollato durante la notte, atterra a Jedda, in Arabia Saudita, luogo di esilio volontario del deposto ex presidente Ben Alì, per prelevarlo e riportarlo in patria! Ben Alì accetta di rientrare a Tunisi, e al suo arrivo nella capitale, alle ore 14.30 circa, viene trasferito al Palazzo Presidenziale, dove il generale Lajimi, comandante delle forze golpiste, rassegna il potere nelle sue mani, proclamandolo nuovo presidente della repubblica tunisina. Una folla di sostenitori del vecchio regime, oltre 70.000 persone, si assiepa sotto il palazzo presidenziale per dare il suo saluto al vecchio leader tornato al comando. Quest'ultimo alle ore 20.00 tiene un discorso a reti unificate diretto alla popolazione, nel quale tenta di legittimare il suo ritorno al potere, effettuato, a suo dire, per evitare che "forze politiche corrotte e al soldo delle potenze occidentali" potessero compromettere per sempre il futuro, la crescita economica e l'indipendenza stessa dello stato tunisino.

Le reazioni politiche internazionali al colpo di stato:

Il colpo di stato in Tunisia, con l'inaspettato ritorno dell'ex dittatore deposto Ben Alì, coglie di sorpresa tutte le cancellerie europee ed occidentali, ed i relativi servizi segreti, i quali, sbagliando clamorosamente valutazione, non avevano ritenuto probabile che l'appoggio di alcuni ambienti militari alle posizioni politiche espresse dal movimento "Tunisia Vera" potessero evolvere in un vero e proprio colpo di stato.

La sanguinosa repressione delle manifestazioni a favore del governo legittimo e della minoranza Berbera:

La minoranza Berbera insorge. Scoppia la guerra civile in Tunisia:

L'ONU approva una risoluzione contro le milizie fedeli a Ben Alì e chiede il ritorno allo "status quo ante"

La formazione della coalizione internazionale:

Il vertice di Tenerife e l'ultimatum a Ben Alì:

L'attacco della coalizione internazionale. Le principali fasi del conflitto:

Giorno 1:

  • L'attacco della coalizione internazionale inizia ufficialmente alle ore 8.36 del 31 Marzo 2015, quando una coppia di cacciabombardieri francesi Rafale partiti dalla base aera di Solenzara apre il fuoco contro 3 carri armati dell'esercito Tunisino, distruggendoli. 
    Rafale Air Refueling

    Un cacciabombardiere francese "Rafale" si rifornisce in volo prima di eseguire la sua prima missione bellica sui cieli della Tunisia nell'ambito dell'operazione "Maghrebian Wind".

  • Dalle navi da guerra Statunitensi (l'incrociatore Port Royal, le cacciatorpediniere Russell, Hopper ed Hamilton, e i sottomarini Providence e Scranton), e dal sottomarino d'attacco britannico Torbay, parte un intenso bombardamento di missili "Cruise" BGM-109 Tomahawk,  diretto a postazioni corazzate, postazioni radar e di difesa aerea, siti di comando e controllo e depositi di munizioni dell'esercito Tunisino. L'attacco missilistico dura  circa 7 ore, e viene definito "propedeutico" dalle autorità militari della NATO, al fine di indebolire le difese delle forze armate nemiche, favorendo le incursioni aeree degli aerei alleati. Alla fine del bombardamento navale, saranno stati 94 i missili da crociera utilizzati per l'attacco! 
    Tornado ECR

    Un Tornado ECR dell'Aeronautica Militare Italiana decolla dalla base aerea di Trapani Birgi.

  • Parte la prima missione dei cacciabombardieri Italiani. Quattro Tornado ECR decollati dalla base aerea di Trapani-Birgi, compiono una missione di "soppressione delle difese aeree nemiche", bombardando e distruggendo tramite missili AGM-88 HARM, 3 postazioni antiaeree MIM-72 Chaparral dell'esercito tunisino, poco al di fuori della città di Susa. 
  • Parte anche la prima missione dei caccia britannici. 8 cacciabombardieri Tornado GR4 decollati dalla base aerea italiana di Decimomannu bombardano numerose postazioni di artiglieria dell'esercito Tunisino, all'interno e nei dintorni della città di Sfax, capoluogo del governatorato omonimo. 
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    Un cacciabombardiere F-18 Hornet Canadese in fase di decollo dalla base aerea di Trapani - Birgi.

  • Scatta anche la prima missione per i 5 cacciabombardieri canadesi presenti alla base aerea di Trapani Birgi. La loro prima sortita offensiva, che si concentra nella zona tra le città di Medenine e Tataouine, vede portare a compimento, e con successo, l'attacco e la distruzione di 8 carri armati M60/AI Patton in forza all'esercito Tunisino.
  • Scatta la prima operazione bellica dei 6 cacciabombardieri Danesi di stanza a Sigonella, i quali, bombardano e distruggono gli hangar degli aeroporti militari Tunisini di Bizerte - Sidi Ahmed e Bizerte - La Karouba. Nel raid vengono distrutti anche 2 aerei da trasporto G-222 e 2 elicotteri Bell 205.

Giorno 2:

  • Alle ore 0.23 del primo Aprile, parte la prima missione dei cacciabombardieri Statunitensi. Ben 15 F-16 decollano dalla base aerea di Aviano verso la Tunisia. La loro missione si concentra sul bombardamento degli aeroporti militari in mano alle milizie fedeli a Ben Alì, sui centri di comando e controllo dell'esercito tunisino. Durante la notte, la capitale Tunisi viene fatta oggetto di serrati bombardamenti su obbiettivi militari sensibili, quali quelli citati in precedenza, e anche su alcuni ministeri e palazzi governativi. I portavoce della NATO, smentiscono categoricamente che l'alleanza atlantica stia perseguendo l'obbiettivo di uccidere Ben Alì con gli attacchi aerei.
  • 6 Eurofighter 2000 Typhoon Britannici decollati dalla base aerea di Decimomannu, compiono la loro prima missione d'attacco, bombardando e distruggendo 7 carri armati leggeri SK 105-Kurassier in dotazione all'esercito Tunisino.
  • Prima missione di attacco per 4 cacciabombardieri Olandesi, che compiono un raid contro una colonna di veicoli corazzati dell'esercito Tunisino in prossimità della città di Kebili distruggendo complessivamente 6 carri leggeri EE-9 Cascavel e 3 veicoli per trasporto truppe M106A2.
  • F-15 - Aviano

    Un F-15 Eagle statunitense, si prepara a decollare dalla base aerea di Aviano (Italia).

    10 F-15 Eagle statunitensi, decollati dalla base aerea di Aviano, compiono 3 sortite d'attacco contro postazioni corazzate e depositi di munizioni dell'esercito Tunisino in prossimità delle città di Tunisi e Sfax. 
  • 2 cacciabombardieri Tornado IDS Italiani compiono la loro prima missione, distruggendo 2 depositi di munizioni dell'esercito tunisino, nei pressi della città di Nabeul, tramite l'utilizzo di missili da crociera Storm Shadow.
  • 4 cacciabombardieri AMX Ghibli dell'Aeronautica Militare Italiana bombardano 2 depositi di carburante dell'esercito tunisino, appena al di fuori della città di Nabeul.
  • 5 cacciabombardieri EA-18 Growler  statunitensi bombardano e distruggono 3 postazioni missilistiche Aspide dell'esercito Tunisino, poste alla periferia della città di Sfax.
  • 8 cacciabombardieri Statunitensi F-16 bombardano il palazzo presidenziale di Tunisi, e l'aeroporto militare di Bizerte Sidi Ahmed, distruggendo 3 cacciabombardieri F-5 Tigers dell'Aeronautica Militare Tunisina. 
    1280px-Super Etendards in flight and refueling

    Una pattuglia di cacciabombardieri Super Etendard decollati dalla portaerei Charles De Gaulle effettua un rifornimento in volo da un aereo a un altro prima di una missione.

  • 6 cacciabombardieri francesi Super Etendard partiti dalla portaerei Charles De Gaulle, bombardano e distruggono 9 carri armati M60A3 Patton dell'esercito Tunisino.
  • 2 cacciabombardieri Tornado ECR dell'Aeronautica Militare Italiana, scortati da 2 caccia intercettori Eurofighter 2000 Typhoon, attaccano e distruggono 2 postazioni contraeree Aspide in dotazione all'esercito Tunisino, ubicati nell'aeroporto militare di Sfax-Thyna.

Giorno 5:

  • Nonostante i pesanti bombardamenti della NATO, gli scontri sul campo tra l'esercito tunisino e le milizie ribelli proseguono. Si registrano pesanti conflitti tra forze governative e ribelli poco al di fuori delle città di Mahares e Gafsa, con diverse decine di morti da entrambe le parti. 
    2 Spanish EF-18 Hornet during Operation Maghrebian Wind

    2 F-18 Spagnoli decollano per una missione dalla base aerea di Son San Juan (Maiorca)

  • 6 cacciabombardieri Spagnoli EF-18 bombardano 2 depositi di stoccaccio armamenti e mezzi dell'esercito tunisino alla periferia delle città di Kasserine ed El Kef.
  • 2 cacciabombardieri Tornado IDS Italiani bombardano e distruggono, tramite missili da crociera Storm Shadow, 4 carri armati leggeri SK-105 Kurassier dell'esercito tunisino poco a nord della città di Susa.
  • 4 cacciabombardieri EG-18 Growler statunitensi effettuano un nuovo raid missilistico contro 3 postazioni antiaeree dell'esercito Tunisino, distruggendo altrettante batterie di missili Aspide in dotazione.
  • 5 cacciabombardieri francesi Rafale, partiti dalla base aerea di Solenzara, attaccano l'aeroporto militare di Bizerte-La Karouba distruggendo 7 elicotteri in dotazione all'Aeronautica Militare Tunisina (3 Bell 205, 2 Bell 212 e 2 Bell 412). 
    Two Danish F-16 taking off from Sigonella Air Base

    2 cacciabombardieri F-16 Danesi decollano per una missione dalla base aerea di Sigonella.

  • 2 cacciabombardieri Danesi F-16 bombardano e distruggono un deposito di carburante dell'esercito tunisino nella città di Tataouine.
  • 2 caccia F-15 Eagle statunitensi intercettano e abbattono 2 F-5 Tiger dell'aeronautica militare tunisina, che cercavano di violare la "no fly zone" e di bombardare le postazioni  difensive delle milizie ribelli. 

Giorno 7:

  • Nuovi  forti scontri tra l'esercito tunisino e le forze ribelli poco al di fuori della città di Sfax. Proseguono per tutto il giorno accesi combattimenti nelle vicinanze del villaggio di Mahares. Il contrattacco dell'esercito tunisino riesce a far riguadagnare delle posizioni alle forze fedeli a Ben Alì, consentendo a queste ultime di riuscire a distruggere diverse armi e mezzi anticarro in forza alle truppe ribelli.
  • Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, dichiara ufficialmente che, a partire dall'ottavo giorno di operazioni, i cacciabombardieri Statunitensi impegnati nella missione "Maghrebian Wind" (circa una cinquantina di velivoli) verranno impiegati esclusivamente per il pattugliamento, la sorveglianza ed il mantenimento della No Fly Zone sulla Tunisia. Il presidente Statunitense ritiene infatti che, una volta portati a termine gli attacchi preliminari e "propedeutici" al fine di compiere la missione, il compito dei cacciabombardieri statunitensi si sia esaurito, e che ciò rientri negli accordi preliminari stipulati con gli alleati circa un impegno "contenuto" delle forze aeronavali degli Stati Uniti nella missione! 
    The Italian Aircraft Carrier Cavour and the French Aircraft Carrier Charles De Gaulle during Operation Maghrebian Wind

    La portaerei italiana Cavour e la portaerei francese Charles De Gaulle durante l'Operazione Maghrebian Wind

  • Prima missione per i cacciabombardieri a decollo verticale della portaerei Italiana Cavour. Una coppia di AV-8B Harrier II bombardano una colonna di carri armati dell'esercito tunisino poco fuori la città di Kasserine.
  • 4 cacciabombardieri Rafale M decollati dalla portaerei francese Charles De Gaulle bombardano 2 caserme dell'esercito Tunisino nella città di Susa.
  • 6 cacciabombardieri Tornado GR4 britannici bombardano 3 depositi di carburante e un deposito di armamenti dell'esercito tunisino poco fuori dalla città di Tunisi.

Giorno 10:

  • 4 cacciabombardieri francesi Rafale partiti dalla base aerea di Solenzara, in Corsica, bombardano 2 depositi di carburante dell'esercito tunisino, situati nella città di El Kef.
  • 2 cacciabombardieri italiani Tornado IDS distruggono 3 carri armati dell'esercito tunisino nei pressi della città di Gafsa. 
    RAF End Combat Operations Middle East After qcRb obunOtl

    Un gruppo di Tornado GR.4 della RAF effettua operazioni di rifornimento in volo prima di una missione.

  • 4 cacciabombardieri britannici Tornado GR4 attaccano una colonna di 7 mezzi corazzati SK-105 Kurassier dell'esercito tunisino, nei pressi di Tunisi, distruggendola.
  • 5 cacciabombardieri canadesi CF-18 Hornet, bombardano 2 depositi di munizioni dell'esercito tunisino nei pressi della città di Sfax.
  • Una flotta congiunta di 3 F-16 Danesi e 2 F-16 Olandesi bombarda e distrugge 6 aerei da trasporto dell'aeronautica militare tunisina (4 C-130B/H Hercules e 2 G-222) situati nell'aeroporto militare di Bizerte-Sidi Ahmed.

Giorno 11:

  • La decisione statunitense di passare ad un ruolo secondario, nell'operazione militare, crea delle frizioni politiche all'interno della NATO, e della coalizione internazionale. Il segretario generale dell'alleanza atlantica Anders Fogh Rasmussen, denuncia il fatto che il ritiro degli aerei americani dalle operazioni di bombardamento al suolo, ha provocato un notevole calo del numero di operazioni d'attacco, con conseguente calo complessivo dell'efficacia dell'operazione militare. Iniziano forti pressioni politiche affinché gli assetti aerei di alcune nazioni (Belgio, Norvegia e Svezia), messi a disposizione unicamente con compiti di ricognizione e di mantenimento della no fly zone, assumano un ruolo attivo (dunque anche di carattere offensivo) nel conflitto. Rasmussen chiede inoltre agli stati della NATO che hanno inviato esclusivamente una componente navale, o offerto esclusivamente supporto logistico, di inviare anch'essi un'aliquota di aerei per rinvigorire la pressione militare sul regime tunisino.
  • Una coppia di cacciabombardieri francesi Mirage 2000D attacca e distrugge una batteria di 4 carri armati M60A1 Patton in prossimità della città di Kasserine.
  • Una flotta congiunta di 10 cacciabombardieri Britannici (6 Tornado GR.4 e 4 Eurofighter) bombardano e distruggono ben 18 carri armati M60A3 Patton dell'esercito tunisino, tra le città di Tozeur e Gafsa. 
    Aircraft Carrier Cavour and Multipurpose Spanish Ship Juan Carlos I during Operation Maghrebian Wind

    La portaerei spagnola Juan Carlos I, in navigazione con la portaerei italiana Cavour, la fregata italiana Bergamini, e la nave rifornitrice di squadra italiana Etna durante l'operazione Maghrebian Wind.

  • 6 cacciabombardieri AV8B Harrier II Plus spagnoli decollati dalla portaerei Juan Carlos I attaccano e distruggono due depositi di carburante dell'esercito tunisino alla periferia di Tunisi.
  • 6 cacciabombardieri canadesi CF-18 Hornet bombardano 2 depositi di munizioni dell'esercito tunisino tra le città di Susa e Le Kef.

Giorno 13:

  • Nuova vittoria per l'esercito Tunisino, sulle forze ribelli! Le forze militari regolari sfondano le linee difensive dei rivoltosi in almeno tre punti nelle vicinanze della città di Sfax, costringendo quest'ultimi ad una precipitosa ritirata, che permette alle forze attaccanti di avanzare fino alle porte della città di Gabes.
  • 4 cacciabombardieri CF-18 Hornet Canadesi bombardano un deposito di stoccaggio armamenti dell'esercito Tunisino, alla periferia di Tunisi.
  • 5 caccia multiruolo britannici Eurofighter 2000 compiono un raid contro una colonna di 9 carri armati M60A3 Patton dell'esercito tunisino, nei pressi di Tunisi, distruggendoli.
  • Una coppia di F-16 Olandesi attacca e distrugge 4 carri armati M-60A3 Patton dell'esercito tunisino, poco lontano dalla periferia di Gafsa.
  • Una coppia di cacciabombardieri AMX dell'Aeronautica Militare Italiana bombardano e distruggono 3 carri armati leggeri SK-105 Kurassier dell'esercito tunisino, poco lontano dalla periferia di Kasserine.

Giorno 18:

  • Continua l'offensiva dell'esercito Tunisino, contro le forze ribelli. Le truppe regolari fedeli a Ben Alì riescono ad avanzare ulteriormente, occupando quartieri periferici della città di Gabes, nella quale hanno la loro base operativa i leader dell'opposizione, e della resistenza berbera. I capi della resistenza Berbera, il primo ministro e gli ufficiali dell'esercito ribelli, decidono di trasferirsi sull'isola di Gerba, al fine di evitare la cattura da parte delle preponderanti forze di Ben Alì. Tuttavia, tale fuga, appare da subito una soluzione non risolutiva, essendo l'isola separata dalla terra ferma, solo da un'esigua striscia di mare. L'obbiettivo del dittatore tunisino appare oramai chiaro. Egli intende catturare tutti i leader ribelli, e porre sotto il controllo delle sue forze militari tutte le città roccaforti degli insorti, al fine di rendere de facto inutile e improduttivo l'attacco dei paesi NATO, costringendo in questo modo la comunità internazionale ad accettare definitivamente l'insediamento del proprio regime!
  • Una coppia di F-16 Danesi bombarda un deposito di carburante dell'esercito tunisino, alla periferia della città di Le Kef, distruggendolo.
  • 4 cacciabombardieri Italiani AV-8 Harrier II Plus, decollati dalla portaerei Cavour, attaccano e distruggono 6 carri armati leggeri "Sk-105 Kurassier" dell'esercito tunisino, poco al di fuori della città di Sfax.
  • 3 cacciabombardieri Spagnoli EF-18AM Hornet distruggono 2 depositi di stoccaggio armi dell'esercito Tunisino alla periferia della città di Susa.

Giorno 19:

  • Mentre i bombardamenti della NATO continuano, sebbene ad un ritmo inferiore rispetto a quello dei primi giorni dell'operazioni miltare, la situazione "sul campo" per le forze ribelli si fa sempre più difficile! Le truppe dell'esercito tunisino, infatti, riescono ad avanzare sempre più nella città di Gabes, stringendo d'assedio le truppe ribelli che provano a resistere disperatamente, arroccandosi sulla linea del porto della città. Questo tuttavia non impedisce all'esercito tunisino di avanzare ancora oltre Gabes e di portare le proprie forze a ridosso della città di Zarzis. La strategia delle truppe di Ben Alì è quello di conquistare la suddetta cittadina entro 48 ore, al fine di completare "l'accerchiamento" dell'isola di Gerba, e prepararne contestualmente l'occupazione, tramite forze da sbarco.

Giorno 20:

  • Le truppe del presidente Ben Alì giungono nei pressi della cittadina di Zarzis, dopo aver incontrato ben poca resistenza da parte delle forze ribelli superstiti nella zona, e iniziano a fare oggetto la cittadina di un imponente volume di fuoco di artiglieria! Lo scopo dichiarato da parte dello stato maggiore dell'esercito tunisino è quello di conquistare la cittadina entro 36-48 ore, per poi lanciare l'offensiva finale su Gerba.
  • Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, in un discorso televisivo, dichiara che la NATO non potrà mai accettare il permanere del regime di Ben Alì in Tunisia, e che gli Stati Uniti sono disposti ad effettuare anche "misure drastiche" per impedire che i leader delle forze riibelli e gli ex membri del governo legittimo vengano catturati dalle forze fedeli al dittatore tunisino!

Giorno 21:

Giorno 22:

Le Forze Militari in campo:

Nettissima la sproporzione tra le forze belligeranti nel conflitto. Al momento dell'inizio delle ostilità la coalizione internazionale poteva contare sull'apporto di oltre 200 aerei da combattimento (compresi 8 droni senza pilota "Predator" statunitensi), e su una flotta navale di circa 40 navi da guerra e 4 sottomarini d'attacco, con quasi 6000 uomini delle forze da sbarco presenti sulle portaelicotteri anfibie schierate per l'operazione. 

Flotta Navale NATO:

  • Belgium Belgio
    • Fregata lanciamissili Leopold I (classe Karel Doorman)
    • Nave cacciamine BNS Narcis, (classe Tripartite)
  • Canada Canada 
    • Fregata lanciamissili HMCS Montreal (classe Halifax)
  • France Francia  
    • Portaerei Charles de Gaulle con a bordo:
      • 14 cacciabombardieri Rafale M
      • 8 cacciabombardieri Super Etendard
      • 2  aerei AWACS E-2C
      • 8 elicotteri multiruolo Dauphin
    • Portaelicotteri anfibia d'assalto Dixmude con a bordo:
      • 14 elicotteri multiruolo Aérospatiale Gazelle
      • 4 elicotteri d'attacco Eurocopter Tiger
      • 2 elicotteri da trasporto Eurocopter EC 225 Super Puma
      • 1 Battaglione da sbarco composto da 900 soldati equipaggiati con 40 carri armati Amx-56 Leclerc
    • Cacciatorpediniere lanciamissili Forbin  
    • Fregata lanciamissili Aconit (classe La Fayette)
    • Fregata lanciamissili Courbet (classe La Fayette)
    • Nave rifornitrice Meuse (classe Durance)
    • Sottomarino nucleare d'attacco Le Vigilant (classe Le Triomphant)
  • Denmark Germania
    • Fregata lanciamissili Augsburg (classe Bremen)
  • Greece Grecia
    • Fregata lanciamissili Psara (classe Hydra)
  • United Kingdom Gran Bretagna  
    • Portaelicotteri d'assalto anfibio HMS Ocean (classe Ocean) con a bordo:
      • 4 elicotteri multiruolo AW101 Merlin
      • 6 elicotteri d'attacco Apache
      • 2 elicotteri da trasporto CH-47 Chinook
      • 1 Battaglione da sbarco dei "Royal Marines" composto da 830 soldati con 40 mezzi corazzati
    • Cacciatorpediniere lanciamissili HMS Dauntless (classe Type 45)
    • Cacciatorpediniere lanciamissili HMS Duncan (classe Type 45)
    • Fregata lanciamissili HMS Richmond (classe Type 23)
    • Fregata lanciamissili HMS Portland (classe Type 23)
    • Sottomarino nucleare d'attacco HMS Torbay (Classe Trafalgar)
    • Nave rifornitrice Wave Ruler (classe Wave)
  • Italy Italia  
    • Portaerei Cavour con una componente di volo composta da:
      • 12 cacciabombardieri V/STOL AV-8B Harrier II 
      • 10 elicotteri AW-101 Merlin
    • Portaelicotteri anfibia San Giusto (classe San Giorgio) con a bordo:
      • 3 elicotteri multiruolo AW 101 Merlin
      • 1 Battaglione da sbarco composto da 330 soldati equipaggiati con 34 veicoli corazzati VCC-80 Dardo
    • Portaelicotteri anfibia San Marco (classe San Giorgio) con a bordo:
      • 2 elicotteri medi NH-90
      • 2 elicotteri multiruolo AW-101 Merlin
      • 1 Battaglione da sbarco composto da 350 soldati equipaggiati con 36 veicoli corazzati VCC-80 Dardo
    • Fregata lanciamissili Carlo Bergamini (classe Fremm)
    • Nave rifornitrice Etna (classe Etna)
  • Netherlands Olanda 
    • Fregata lanciamissili HNLMS De Ruyter (classe De Zeven)
    • Nave d'assalto anfibio HNLMS Johan De Witt (classe Rotterdam) con a bordo:
      • 6 elicotteri medi NH-90
      • 1 Battaglione da sbarco composto da 555 soldati equipaggiati con 33 mezzi corazzati pesanti.
  • Spain Spagna 
  • Portaerei (con capacità di assalto anfibio) Juan Carlos I con a bordo:
    • 10 cacciabombardieri AV8B Harrier II Plus
    • 2 elicotteri pesanti da trasporto CH-47 Chinook
    • 8 elicotteri medi NH-90
    • 1 battaglione da sbarco composto da 913 soldati equipaggiati con 46 carri armati Leopard 2
  • Fregata lanciamissili  Méndez Núñez, (classe Álvaro de Bazán)
  • Fregata lanciamissili Reina Sofia (classe Santa Maria)
  • United States Stati Uniti  
    • USS Mount Whitney , nave comando e controllo della Sesta Flotta della US NAVY.
    • Portaelicotteri d'assalto anfibio USS Iwo Jima (LHD-7), (Classe Wasp) con a bordo:
      • 6 cacciabombardieri V/STOL AV/8B Harrier II
      • 8 elicotteri d'attacco AH1 Super Cobra
      • 12 elicotteri da trasporto CH-46 Sea Knight 
      • 1 Battaglione da sbarco composto da 1894 soldati
    • Incrociatore lanciamissili USS Port Royal (classe Ticonderoga)
    • Cacciatorpediniere lanciamissili USS Paul Hamilton (classe Arleigh Burke)
    • Cacciatorpediniere lanciamissili USS Russell (classe Arleigh Burke)
    • Cacciatorpediniere lanciamissili USS Hopper, (classe Arleigh Burke)
    • Sottomarino nucleare d'attacco USS Providence (Classe Los Angeles)
    • Sottomarino nucleare d'attacco USS Scranton (Classe Los Angeles)
    • Nave rifornitrice USS Kanawha, (classe Henry J. Kaiser)
    • 4 aerei antisommergibili e per la sorveglianza marittima P-3C Update 3 operanti dalla base aeronavale di Sigonella (Italia).
    • 2 elicotteri HH-60 Pave Hawk per missioni combat search and rescue operanti dalla base aeronavale di Sigonella (Italia).
  • Turkey Turchia
    • Fregata lanciamissili Yıldırım, (classe Yavuz)
    • Fregata lanciamissili Fatih (classe Yavuz)

Flotta Aerea NATO:

  • NATO NATO
    • 1 aereo AWACS E-3
  • Belgium Belgio
    • 4 cacciabombardieri F-16AM 15MLU operanti dalla base aerea di Murcia (Spagna).
  • Canada Canada  
    • 5 Cacciabombardieri CF-18 Hornet operanti dalla base aera di Trapani (Italia).
  • Denmark Danimarca  
    • 6 cacciabombardieri F-16, operanti dalla base aerea di Sigonella (Italia)
    • 1 aereo da trasporto tattico C-130 operante dalla base aerea di Sigonella (Italia)
  • France Francia 
    • 10 cacciabombardieri Rafale, operanti dalla base aerea di Solenzara in Corsica (Francia).
    • 6 cacciabombardieri Mirage 2000D operanti dalla base aerea di Solenzara in Corsica (Francia).
    • 8 caccia intercettori Mirage 2000-C operanti dalla base aerea di Solenzara in Corsica (Francia).
    • 2 aerei cisterna C135 operanti dalla base aera di Solenzara in Corsica (Francia)
    • 1 aereo AWACS E-3F
  • United Kingdom Gran Bretagna  
    • 10 cacciabombardieri Tornado GR4A, operanti dalla base aerea di Decimomannu (Italia)
    • 8 caccia multiruolo Eurofighter 2000 Typhoon operanti dalla base aerea di Decimomannu (Italia)
    • 2 aerei cisterna VC-10 per il rifornimento in volo, operanti dalla base aerea di Sigonella (Italia)
  • Italy Italia  
    • 4 cacciabombardieri Tornado ECR operanti dalla base aerea di Trapani (Italia).
    • 2 cacciabombardieri Tornado IDS operanti dalla base area di Trapani (Italia).
    • 4 caccia intercettori Eurofighter 2000 Typhoon, operanti dalla base aerea di Trapani-Birgi (Italia).
    • 4 cacciabombardieri AMX Ghibli operanti dalla base aerea di Decimomannu (Italia).
    • 1 aereo cisterna KC 767/A per il rifornimento in volo, operante dalla base aerea di Decimomannu (Italia).
  • Belgium Norvegia
    • 4 cacciabombardieri F-16AM operanti dalla base aerea di Gioia del Colle (Italia)
  • Netherlands Olanda  
    • 4 cacciabombardieri F-16, operanti dalla base aerea di Sigonella (Italia).
  • Spain Spagna
    • 6 cacciabombardieri EF-18AM Hornet operanti dalla base aerea di Son San Juan, a Maiorca (Spagna)
    • 1 aereo cisterna Boeing 707-331B(KC) operante dalla base aerea di Son San Juan, a Maiorca (Spagna)
    • 1 aereo CN 235 per il pattugliamento marittimo operante dalla base aerea di Son San Juan, a Maiorca (Spagna)
  • United States Stati Uniti 
    • 18 cacciabombardieri F-15E Strike Eagle operanti dalla base aera di Aviano (Italia)
    • 20 cacciabombardieri F-16C Fighting Falcon operanti dalla base aerea di Aviano (Italia)
    • 8 cacciabombardieri A-10 Thunderbolt II operanti dalla base aerea di Aviano (Italia)
    • 5 caccia EA-18G Growler operanti dalla base aera di Sigonella (Italia)
    • 8 aeromobili d'attacco a pilotaggio remoto MQ-1 Predator operanti dalla base aerea di Sigonella.
    • 1 aereo EC-130H per la  guerra elettronica operante dalla base aerea di Sigonella
    • 1 aereo Lockheed AC-130 per attacco al suolo operante dalla base aerea di Sigonella.
    • 2 aerei cisterna KC-135 per il rifornimento in volo, operanti dalla base aerea di Sigonella.

Forze aeree di paesi della coalizione non appartenenti alla NATO:

  • Sweden Svezia
    • 5 caccia intercettori Jas-39 Gripen operanti dalla base aerea di Sigonella
  • Jordan Giordania
    • 4 caccia F-16 operanti dalla base aerea di Sigonella
  • United Arab Emirates Emirati Arabi Uniti
    • 4 caccia F-16 operanti dalla base aerea di Sigonella
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